ANNIVERSARIO »IL CLUB BELVEDERE GIOVEDÌ A ROIANO

di Francesco Cardella Quando il tricolore veniva sventolato anche a bordo di vespe e lambrette e i raduni motociclistici rappresentavano pretesti di massa per ribadire l’appartenenza all’Italia. Su queste tracce, giocate tra storia e colore, va in scena la festa “150 anni dell’Unità d’Italia. Anche le due ruote ne fanno parte”, celebrazione in programma giovedì 17 marzo in Campo Belvedere a Roiano (10-14) a cura del “Club BelvedereMotori”, un evento allestito in collaborazione con Serafino Marchiò sotto l’egida della Fim, la Federazione Italiana Motocliclismo. Due le ricorrenze ospitate: un tributo per l’unità d’Italia e il primo compleanno del club “Belvedere” guidato da Adriano Malasi, collezionista di due ruote a motori e coordinatore di molti altri appassionati locali del settore, genere che a Trieste e dintorni riveste un vissuto particolare, testimoniato dalle imprese sportive, trasmesso dal fermento popolare della voglia di rivalsa e libertà emersa sin dal dopoguerra e ribadito negli anni da una dote unica: la nascita del primo moto club nella Penisola, nel 1906. La festa prevede alcuni distinti momenti affidati alla conduzione di Francesco Gusmitta, direttore della “Bussola dell’Attore”, il nuovo centro di formazione artistica della provincia, sede specializzata in corsi di recitazione e doppiaggio. I due compleanni verranno festeggiati non solo con l’esposizione di alcune chicche della collezione targata Club Belvedere ma anche con una serie interventi, brani musicali, poesie e ricordi sul tema da parte di campioni del passato e rappresentanti del momento. Interessante il primo prospetto legato alla vetrina dei mezzi d’epoca attesi in Campo Belvedere sin dalla mattinata di giovedì. Il museo all’aperto dovrebbe ospitare qualcosa come un centinaio di cimeli a motore, molti dei quali ancora funzionanti, in auge dagli anni ’30, con pezzi d’epoca targati con le marche Guzzi, Benelli, Ducati, Gilera, sino a giungere a Morini e Laverda, quest’ultima ritenuta, a cavallo degli anni 60′ e 70′, una degna risposta italiana al monopolio giapponese internazionale nel campo dell’industria motociclistica. Discorso a parte per vespe e lambrette, le separate in casa nell’Italia del dopoguerra, simboli eterni di tendenza e libertà. Attesi un discreto numero di ospiti, da Bruno Rustia, vincitore di una storica Trieste-Opicina in moto nel 1958, in sella ad una Gilera 175. Con lui Paolo Parlotti, figlio del grande campione Gilberto Parlotti, Remo Suspize, compagno di scuderia dello stesso Parlotti, e Claudio Loigo, vincitore di una gara di Endurance su una Laverda nel 1972. E ancora, attesi ai box della celebrazione pure Claudio Birri, attuale delegato provinciale della Federazione Motociclistica, accompagnato da Renzo Bertiato, appassionato che pare possa aver vantato l’unico modello di Laverda a Trieste nel 1968: un privilegiato, ancora in sella. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

il Piccolo— 13 marzo 2011 — pagina 69 — sezione: Nazionale

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